Il QE e l’oro fisico
Il primo step del Quantitative Easing di Mario Draghi, consiste nell’azzeramento degli interessi sull’emissione del debito europeo. Dall’altra parte della barricata significa zero interessi sui Bond e sulla moneta che la UE “presta” alle aziende pubbliche. Chissà quanto durerà ancora? La favola continua “non appena l’economia tornerà a tirare” e allora torneranno gli interessi sui Titoli di Stato europei sottoscritti dai risparmiatori.
Intanto il prezzo dell’oro, metro di misura del potere d’acquisto, cresce al 10% all’anno nella crisi economico-finanziaria del Primo Ventennio del 2000, dalla quale non ci siamo ancora ripresi. La recente storia americana insegna che bruciare dollari non aiuta a fermare l’inflazione ma solo ad deprimere l’economia.
Quanto perde il Risparmio in termini di potere di acquisto? Dovrebbe essere la prima domanda da farsi quando compriamo Titoli e Fondi e la seconda è “quanto ci vorrà perchè il mio risparmio torni a crescere?”. L’Istat dice che l’inflazione del 2023 è stata del 5,3%. Il calo dei rendimenti sui fondi obbligazionari (e dei titoli di Stato europei) in media del 27%. Ammesso che la ripartenza economica 4.0 generi un interesse stratosferico nei prossimi 10 anni, sarà difficile recuperare quanto perso finora senza rischio azionario.
Azioni ed oro hanno guadagnato come mai negli ultimi 20 anni. Dobbiamo tornare ai tempi della Grande Depressione per arrivare a exploit e tonfi. Azioni e oro. Rischio ed immobilizzazione. Delitto e castigo. Perchè questa sinergia?
PERDITA DI POTERE DI ACQUISTO DELL’EUROZONA
In tutti i casi la perdita di potere di acquisto della moneta non è stata scongiurata dal “whatever it takes” di Capitan Draghi e ora abbiamo un euro molto più svalutato, come succede per il dollaro. E chi ne fa le spese sono le piccole medie imprese (PMI) e coloro che fino ad oggi hanno contribuito in gran parte a costruire l’economia globale, i risparmiatori.
Dal 2013 ad oggi, tv e giornali hanno detto che eravamo in deflazione. “Gli interessi sono negativi e l’inflazione non c’è!”. Eppure, l’inflazione c’era perchè i prezzi al consumo aumentavano, ma se i consumi diminuiscono ecco che i prezzi devono scendere. Automaticamente scompare la deflazione e ritorna lo spettro dell’inflazione che genera indirettamente interessi sui debiti da restituire. Io compro un BTP a 10 anni e lo Stato per questo mi da (dava) un interesse dell’1,2,3,4,5%. Il meccanismo funziona come la pressione arteriosa, con l’inflazione sale e con la deflazione scende la pressione sui debiti, per questo l’impennato sui prezzi degli ultimi due anni. e così l’impennata del prezzo dell’oro.
IL QE E’ PER I GRANDI MARCHI
E credere all’autore del Quantitative Easing, “alleggerimento quantitativo“, che concedere più prestiti alle aziende abbassandone il tasso di sconto (denaro pubblico che finanzia l’economia privata) avrebbe drenato liquidità, non ha fatto altro che giovare alle Grandi Imprese a danno delle piccole e medie, dello Stato stesso.
Il QE è una teoria che permette di raccogliere il risparmio attraverso lo Stato per poi investire nei grossi gruppi privati (holding). E’ lo statalismo travestito da liberismo, il quale avvantaggia le concentrazioni aziendali e i gruppi bancari privati che poi trascinano all’insù i prezzi attraverso la speculazione, creando inflazione. Solo così si potranno concedere prestiti con tassi a doppia cifra, da usurorazia, veramente diabolico. E poi siamo noi i complottisti, lo sappiamo! Si è vero, non è nient’altro che politica economica, altro che complotto.
La spirale sopramenzionata è molto pericolosa, perchè difende i grandi gruppi e stermina le piccole medie imprese, Questo approccio che prende spunto da Keynes, è l’esatto contrario della mano invisibile dello Stato, il quale investe le tasse a vantaggio della crescita delle imprese pubbliche che hanno interesse a creare lavoro.
Oggi non è lo Stato ma le banche che, attraverso lo Stato collaborazionista, le tasse e le investe nei grandi gruppi, con la scusa di generare economia. I titoli legati alle grandi aziende ed alle materie prime, azioni ed ETC, guadagnano sulle scommesse con un rischio calcolato per questo meccanismo Stato-Privato, a differenza dell’investimento in oro fisico, la cui crescita è data dalla rarità.
PERCHE’ ORO FISICO E NON WEB DIGITAL MONEY ETF ED ETC
Il piano di accumulo in oro fisico permette di recuparare la perdita di potere di acquisto del denaro a vantaggio di politiche monetarie digitali. Il conio della moneta monopolizzato nell’Unione delle Banca Europee (UE+BCE!), in Germania, punta dritto alla sua digitalizzazione al fine di ridurne l’inflazione.
L’oro rimane l’unico metro di misura in questa economia che può dare un paragone di ricchezza reale, ma è sempre il sole a girare intorno alla terra. Il fatto che sia reale lo qualifica come unica risorsa in caso di default dello Stato, dove nessuno strumento digitale potrebbe funzionare per il popolo.
Il bancomat di cui tutti ci fidiamo diventerebbe solo una sorta di cassaforte. Per non parlare della carta di credito, della postepay e degli altri strumenti elettronici di pagamento. Parliamo di sicurezza? Parliamone. Considerazioni che intanto alzano il prezzo dell’oro fisico, puro al 99,99%, rivendibile come un assegno circolare in tutto il mondo, altro che rolex!
Luca Clemente “The Golden Boy”
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