G20 a 24 carati

G20 a 24 carati

L’oro puro acquistato dalle Banche Centrali dei Paesi sostiene la trasformazione dal fisico al Metafisico. Sembra quasi un romanzo kafkiano al contrario, di immaginari futuristici, viaggi interstellari e cosmiche emozioni. Oro puro a 24 carati, affascinante, morbido al tatto, pronto a modellarsi come vogliono i gioiellieri, un placevo eccitante nel corpo e nell’anima dei consumatori.

La rivoluzione digitale del Metaverso nella Green Revolution, si impegna come un orafo che tratta il proprio gioiello ad immagine e somiglianza del cliente, a seconda dei desideri di chi lo indossa. Ma questa metamorfosi, conduce verso il piacere degli esseri umani? Gusti e desideri sono per la rete informazioni utilizzate per il controllo globale.

L’esempio della miniera di Kuntor, nel Kirghizistan, un territorio molto vicino all’Afghanistan ed alla Cina, di particolare interesse per il basso costo del lavoro e l’assenza di leggi sull’approvvigionamento di materie prime, capita a fagiuolo in questa situazione, ma ce ne sono altre decine di situazioni scomode per le aziende di estrazione metallica.

Gli importatori canadesi, come si legge nell’articolo di Vox Europe, nonostante le criticità assodate dal Rapporto Ambientale sull’estrazione, relative ad inquinamento e distruzione del sottosuolo dal 2012, vendono l’oro di Kumtor come eco-sostenibile, certificato dalla London Bullion Market Association, l’organismo che gestisce la borsa mondiale dell’oro.


IL KIRGHIZISTAN – TRA L’AFGHANISTAN E LA CINA

SOGNO O SON DESTO?

Dal 2008, anno della crisi finanziaria globale, il Fondo Monetario Internazionale ha drenato parte della sua Riserva Aurea verso i Paesi emergenti tra cui la Cina e India. Da 3700 tonnellate a circa 2800 In un’ottica di compartecipazione all’equilibrio monetario internazionale che vede l’oro fisico come un elemento di stabilità, sia dell’inflazione che della svalutazione monetaria. Più che una garanzia per il Debito, il bene rifugio diventa un àncora di salvataggio prima del default.

Dopo l’incontro Cop 26 tra i maggiori produttori di quest’anno, la deindustrializzazione è nell’agenda del G20 che ci parlerà degli accordi di Parigi in merito alla decarbonizzazione a favore di energie pulite legate al digitale per limitare il riscaldamento globale. Ma con quali progetti concreti? Senza ridurre il discorso umano a mere scelte finanziarie, bisogna portare le discussioni sul reale, per cooperare, dibattere e scegliere insieme, Governi, Popoli e Associazioni umanitarie, quali sono le soluzioni ecosotenibili per migliorare il mondo produttivo.

La convenienza sta nel ruolo di un G20 che potrebbe migliorare la produttività riducendo gli sprechi, per coltivare risorse energetiche al di fuori del petrolio, al di là della plastica, senza cianuro per estrarre oro e senza liquami tossici in un mondo ormai interattivo dove la notizia può fare il giro del mondo in 48 ore e non più in 48 giorni o 48 mesi.


Il G20 a Roma

Dall’ISPI apprendiamo la storia del G8

Dal 1999 il G7 è diventato un veicolo politico dell’innovazione economica internazionale e quindi anche tecnologica e digitale. I Paesi partecipanti sono i seguenti:  Francia, Messico, Russia, Australia, Turchia, Cina, Germania, Argentina, Giappone e, quest’anno, Arabia Saudita, dopo Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada.

Oltre che una sede fondamentale per discutere degli aiuti allo sviluppo, i suoi membri contano il 72% degli coadiuvanti allo sviluppo mondiale, mentre il restante è erogato da paesi appartenenti all’Unione Europea, che partecipa al vertice in qualità di “ventesimo membro”. Curioso come la UE, considerata in questo caso, sia separata tra politica dominante Occidentale e politica subalterna Orientale, forse per fungere da catalizzatore delle scelte economiche russe. (ISPI, Istituto Studi Politici Internazionali).

Anche l’Arabia Saudita che, fino a 10 anni fa, era nemica numero Uno degli Americani oggi, con la sua elettricità consumata diventa il Paese rivelazione del G20.

Gli schieramenti insomma sono delineati a spostare l’economia della globalizzazione verso civiltà tradizionaliste che devono adeguarsi ad un mondo sempre più inglobante viste le relazioni internazionali politiche e commerciali. Il rischio è di essere troppo vani per capire le conseguenze di una speculazione sul discorso del Green.

Introduzione dei Paesi Emergenti al G20

Anche se in ritardo rispetto a Paesi come l’India di Vandana Shiva, il dibattito sull’opportunità delle misure di contenimento del tanto paventato riscaldamento globale, sono al centro del dibattito sulla necessità di fornire anche ai Paesi emergenti l’accesso ad alcune materie prime strategiche, tra cui anche l’oro.

La regola dovrebbe essere che chi lo possiede nel sottosuolo se lo tiene o lo vende e chi non c’è l’ha se lo compra, non lo va a prendere con la forza. Se poi si estrae per condividerlo con l’umanità, in buona fede, dovrebbe rispettare la legge e con essa gli organi di certificazione che autorizzano l’utilizzo di metalli preziosi ecosostenibili. Un controllo sui conflitti d’interessi è d’obbligo.

Gli acquisti massicci degli ultimi anni inoltre e la speculazione finanziaria degli ETF, hanno sortito effetti contrari allo sperato sviluppo economico “calmierato” ma globale del G20. L’incontro di Glasgow delle Nazioni Unite, oltre che ribadire l’utilità della copperazione mondiale, lamenta il fatto che Paesi importanti hanno sviato il problema e rimandato di fatto il progetto di riduzione del riscaldamento globale che rischia di non essere attuato entro il 2030.


Luca Clemente