Da dove arrivano i diamanti?

Da dove arrivano i diamanti?

Il carbone produce ancora il 40% dell’energia mondiale che utilizziamo per vivere e lavorare. Il restante viene prodotto in gran parte dal petrolio e dall’energia nucleare. In taluni casi dal gas naturale come narrano i Media oggi.

Dal carbonio provengono anche i diamanti: gli studi condotti nelle miniere comprendono una serie di importanti ricerche che illustrano la formazione dei diamanti. Le polveri sottili che spesso vanno ad inquinare irrimediabilmente il territorio circostante sono nocive anche per gli esseri umani. Di qui la difficoltà di estrazione ed i costi esorbitanti in un contesto legale.

La miniera di Moaitze, in Mozambico è uno dei tanti esempi che si potrebbero fare.

Il sito è in concessione alla Vale Moçambique – sussidiaria del gruppo brasiliano Vale Sa – e occupa 23 mila ettari di territorio. Nel 2008 la Compagnia ha cominciato a costruire gli impianti e nel 2011 ha avviato l’estrazione. È allora che, per fare spazio alla miniera, oltre 1.300 famiglie sono state trasferite 36 chilometri più lontano. La compagnia aveva promesso risarcimenti, ettari di terra per famiglia e aiuti alimentari per i primi anni, dice Duzeria. Ma nel nuovo villaggio gli sfollati hanno trovato solo file di case sulla terra polverosa: “Erano già piene di crepe perché non hanno le fondamenta”. fonte Altraeconomia



In Africa le miniere di carbone sono molte. All’assalto di queste miniere, le più grandi compagnie minerarie del mondo: la brasiliana Vale S.A. è considerata l’azienda di maggior valore in America Latina , con un valore di mercato stimato di 111 miliardi di dollari nel 2021. 9]

IL BRASILE DEI BRIC(K)S

Nel 2014 Vale ha venduto 7,5 milioni di tonnellate di carbone. La società possiede miniere di carbone in Australia e Mozambico . [5] Parè che se ne siano altamente infischiati quelli della Vale SA di offrire ciò che era stato promesso. Il Brasile di Lula, incastrato e beffeggiato dai grandi capitalisti delle materie prime, fu messo sotto inchiesta tra il 2014 e il 2016.

Il Brasile è uno dei Paesi BRICKS, (Brasile, Russia, India, Cina, Korea, Sudafrica), la settima economia del mondo ed uno tra i 5 maggiori produttori in relazione a rame, oro e ferro. È membro del G20, dell’OCSE e dell’ONU, il più ricco Paese del Sud-America.



LA FEBBRE DEI DIAMANTI

Dalla miniera di Serra Pelada al disastro ambientale di Minas Gerais, dove si cercavano diamanti oltre che ferro e bauxite, le joint venture con le aziende anglo-americane è molto forte. I diamanti dei ricchi olandesi, affondano le radici già in Sudafrica con Cecil Rhodes che trovò quella che oggi viene chiamata la Big Hole. (Sole24ore).

Il nostro Cecil in questa situazione di “febbre dei diamanti” trovò come fare soldi vendendo pompe idrauliche ai minatori e coi guadagni iniziò ad acquistare concessioni minerarie dagli stessi che avevano acquistato da lui. Ben presto iniziò ad essere uno dei maggiori proprietari di concessioni minerarie di Kimberley e riuscì a trovare ulteriori fondi per la sua espansione dalla Banca Rothschild di Londra, che aveva intuito la profittabilità della miniera.



L’India, come il Brasile ed il Sudafrica, subisce l’influenza politico-economica dei Paesi ricchi ed industrializzati come la Gran Bretagna, gli USA e l’Europa occidentale, che a loro volta sono ormai condizionati dal mercato cinese dell’oro e di molte altre materie prime del continente asiatico.

SHANGAI E’ LA BORSA DELL’ORO

Il mercato cinese dei gioielli ha assistito a una crescita sorprendente: dal 1990 al 2019, la domanda di gioielli ha registrato una crescita annua media del 17%. Nel 2019, la Cina ha rappresentato oltre il 30% della domanda mondiale di gioielli.

Anche il mercato cinese dei lingotti e delle monete ha registrato una rapida espansione: la domanda è cresciuta fino a 211 tonnellate (t) nel 2019 da appena 12 tonnellate nel 2004. Nel frattempo, anche il mercato dei giovani ETF sull’oro cinese si sta espandendo. (fonte world gold council)



La Cina è il più grande produttore mondiale di oro dal 2007, rappresentando l’11% della produzione mondiale di oro estratto nel 2019. Attualmente, l’industria cinese dell’estrazione dell’oro sta passando da una crescita basata sulla quantità a una crescita basata sulla qualità.

Dopo aver sviluppato per 17 anni, i volumi di scambio di oro allo Shanghai Gold Exchange (SGE) hanno totalizzato 68.574 t nel 2019, rendendolo il più grande scambio spot di oro al mondo.

La nuova tendenza infatti lega i produttori di oro ad un mercato dei titoli che fanno leva sul prezzo dell’oro. Ma basti guardare l’ammontare delle Riserve Auree delle banche centrali per capire che si tratta di speculazione pura. Il vero valore è la materia prima, capace di scatenare le guerre: l’argént fait la guerre!



Minatori e usurocrati oggi sono due fazioni come Russia ed Europa in guerra. Le milizie americane, ormai sparse in tutto il mondo, sono il braccio destro di questi protettorati, come l’Europa dei bancari, che investono unicamente per la difese delle miniere di carbone funzionali ad un sistema di controllo e sfruttamento delle risorse senza regole.

I Paesi in via di sviluppo (i BRICKS) subiscono una svolta epocale che dietro la favola della Green Economy nasconde paura e terrorismo, depauperamento del territorio ed un sistema di emigrazione popolare in linea con la migrazione a fini speculativi: il territorio come campo di battaglia e non come luogo su cui creare la famiglia, il lavoro, lo sviluppo e la crescita naturale dell’essere umano.


Immagine di copertina di Rivista italiana di gemmologia

Luca Clemente