LA JP MORGAN SU MPS

LA JP MORGAN SU MPS

mercoledì 5 ottobre 2016

”Non so che ruolo abbia Carrai e non so come è andata dentro il Mef, so come è andata fuori. E fuori è andata che JP Morgan e le altre banche che farebbero parte di quel consorzio hanno consentito a MPS di comprare tempo con un prestito ponte, tempo che costa caro”. Risponde così Francesco Boccia, Pd e presidente della Commissione Bilancio della Camera nel corso di Mix24 su Radio 24 alla domanda di Minoli che gli chiede un commento sul Monte dei Paschi.

E spiega: ”Se tu paghi quasi 500 milioni per un prestito ponte di 5 miliardi e i soldi che presta JP Morgan alle altre banche son solo 3 miliardi e 6 e guarda caso coincidono con le GACS – che sarebbero le garanzie di stato – un prestito così lo faremmo anche io e lei se avessimo i soldi, nel senso che sarebbe a rischio zero e con il massimo del profitto possibile. Io ho consigliato più volte, ma sono stato inascoltato, di mettere soldi veri, magari dentro Atlante, magari attraverso la Cassa Depositi e Prestiti – non al 51 ma magari al 49% – e di chiedere a quelle banche, a partire da JP Morgan, per una volta nella vita di mettere soldi veri e di rischiare dentro Atlante.’E alla domanda di Minoli se il Ministro Padoan dovrebbe reagire a questa invasione di campo Boccia replica: ”Lei è così convinto che Padoan non sapesse?”

MPS raggiunge i minimi mentre l’avvertimento BCE espone i guai delle banche italiane

Con questo articolo di Elettra Occhini il 6 ottobre 2016 si rendeva pubblica un’intervista a Francesco Boccia, dove si rende noto che il passaggio di MPS a banca capofila in Italia, era esacerbato da scontri interni nella maggioranza risicata del Governo Renzi, ex presidente del PD.


Financial Times 2016

nel luglio del 2016, metteva in guardia il mondo della finanza sul polmone che JP Morgan stava per acquisire. E’ ovvio che nessun dato faceva presagire un grande matromonio tra MPS e JPM ma solo un adozione a distanza, con la facoltà per Jp Morgan di gestire in toto il capitale bancario italiano insiema alla BCE, rassicurazione necessaria per la Germania, vista la situazione debitoria del sistema bancario italiano al 126% del PIL.

Quello che fu uno spauracchio, oggi si è tramutato in un’ingerenza della finanza straniera ai danni della sovranità italiana, sia per i diritto al lavoro, sia per la gestione del denaro dei cittadini a vantaggio del Debito Pubblico.

“Si sta configurando nei mercati finanziari un quadro d’azione ostile all’Italia del governo Renzi. A guidare la carica il Financial Times, il più importante quotidiano finanziario europeo”

Ma la preoccupazione dei mercati finanziari si allarga oltre l’istituto senese.

“A differenza della Spagna e dell’Irlanda (e Grecia!), che furono obbligate ad accettare programmi di salvataggio internazionali quando si rivelarono incapaci di finanziare pulizie multimiliardarie dei rispettivi settori bancari al picco della crisi dell’eurozona, l’Italia – sottolinea il Financial Times – non ha condotto una revisione radicale delle sue istituzioni finanziarie”.

E ora “i dirigenti dell’eurozona – si legge ancora – stanno cominciando a preoccuparsi del fatto che le banche italiane potrebbero emergere come l’anello debole nello sforzo, in corso da sei anni, di puntellare la moneta unica europea. La tempesta scatenata nella zona euro dal voto britannico per lasciare la Ue ha sottolineato queste preoccupazioni riportando i riflettori sulle fondamenta ancora incomplete dell’eurozona”.

Il Financial Times ribadisce, dopo averlo già scritto lunedì, che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha inziato a valutare la possibilità di aggirare le nuove regole europee sui salvataggi bancari, il bail in, per salvare il settore bancario con fondi pubblici.



Renzi – conclude l’articolo del Financial Times – spera di trovare una soluzione di mercato con le banche italiane. Atlante sta per lanciare un fondo sulle sofferenze bancarie nei prossimi giorni che si concentrerà sull’acquisto dei crediti in sofferenza del Monte dei Paschi per un prezzo vicino ai valori di libro, secondo quanto anticipano alcuni banchieri. E come ultima istanza l’Italia potrebbe decidere di iniettare miliardi di euro nelle sue banche per evitare una crisi sistemica sfodando la Ue, dicono fonti vicine ai pensieri del governo.

Tradotto dal linguaggio tecnico usato dal quotidiano economico britannico, questo sta a significare che il governo Renzi verrebbe travolto – e con esso il partito che lo esprime, cioè il Pd, – dal bail in delle banche anche se fosse una sola a crollare: Mps. Infatti, il bail in di Mps produrrebbe una perdita per alcuni miliardi agli obbigazionisti, in massima parte piccoli risparmiatori, e agli azionisti. Inoltre, essendo una banca sistemica, il crollo di Mps causerebbe danni finanziari irreparabili all’intero circuito bancario italiano con ripercussioni terribili su tutte le banche dell’area euro.”

Il fatto che Mps sia stata amministrata da decenni da manager nominati direttamente da istituzioni quali la Fondazione e il Comune e la Provincia di Siena controllati da altrettanti decenni dal Pci-Pds-Ds-Pd senza alcuna soluzione di continuità, addosserebbe al partito democratico la diretta responsabilità del tragico dissesto della banca.

Inoltre, proprio la drammaticità degli eventi qua prefigurati porterebbe all’arrivo della Troika – stile Grecia – in Italia e quindi all’esautorazione del governo Renzi – di fatto – rispetto l’intera azione economica pubblica.

Quindi, ed è questo il “pericolo” che sottolinea il Financial Times, il governo Renzi per non finire schiacciato dalla tenaglia Bce-Commissione Ue, potrebbe decidere si far intervenire finanziariamente lo Stato per evitare lo scenario suddetto, ma con questo l’Italia si porrebbe direttamente contro la Ue, violando le regole che sostanzialmente la definiscono, e cioè quelle finanziarie. Questo provocherebbe la rabbiosa reazione sia della Commissione (tedesca) europea, sia dei mercati finanziari di cui fa gli interessi.



Un ottimo articolo di Arnaldo Vitangeli a onore del vero sulla distruzione di una banca simbolo della ricchezza italiana, operata nel silenzio della Pandemia e delle regole anticostituzionali di JP Morgan, una delle banche che è riuscita a imprimere al disastro Lehmann Bros, ha lasciato sull’astrico milioni di famiglie non solo americane ma di tutto il nord atlantico, Islanda compresa ed ora si abbatte sull’Italia, con la regia di Draghi e l’avvallo delle forze politiche italiane, prone alla furia del neoliberismo dogmatico e fallimentare.

Si può seguire un interessante video su byoblu di Arnaldo.

LUCA CLEMENTE